Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-artistici di Aosta e della Valle
Attività: itinerari in città, escursioni naturalistiche, visite a castelli, salite a rifugi Alloggio: albergo, rifugio
Durata: da un giorno in su
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Diavoli, Streghe, Fantasmi, Santi…
Miti
e leggende sono narrazioni legate alle tradizioni dei popoli, i cui
protagonisti sono dei, eroi, streghe, fantasmi, demoni o santi. A volte, i
racconti attribuiscono origini fantastiche alle forme del paesaggio. In altri
casi, trasformano con la fantasia eventi e personaggi storici, avvicinandoli ai
mondi della magia o della fiaba, e questo velo di spiritualità alimenta rituali
in cui miti e leggende si fanno canovaccio di feste popolari. Il diavolo
compare assai spesso nella tradizione locale. I santi ricorrono spesso... tra
tanti San Martino, Sant'Orso, Sant’Anselmo e San Bernardo. Molto
presenti sono anche le streghe, le cui storie intrecciano fantasia e realtà. I
fantasmi compaiono nei racconti e nelle forme più moderne del passaparola
popolare: si raccontano le ”presenze” di una donna morta per un reato non
commesso, nel '500, nel castello di Quart; dello spirito della Contessa Bianca
Maria di Challant nel Castello di Issogne.
Da Taurasia a Torino ci sono due millenni e mezzo. Nel capoluogo subalpino sono passati imperatori, sono nati regni, ha transitato il potere che ha lasciato segni indelebili della propria presenza, si sono succedute fortune e sfortune. Tutto secondo l’inesorabile linea del tempo che ha condotto un piccolo villaggio a diventare prima una città, poi la capitale di un regno, di una nazione, dell’automobile e infine la metropoli di oggi.
Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-artistici e di costume della città
Attività: itinerari in città, visita a Musei, visita a Venaria Reale Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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I grissini
Il
grissino è uno dei più celebri prodotti della gastronomia del torinese. La sua
nascita si fa risalire al 1679, quando il fornaio di corte Antonio Brunero,
sotto le indicazioni del medico lanzese Teobaldo Pecchio, inventò questo
alimento per poter nutrire il futuro Vittorio Amedeo II, di salute cagionevole
ed incapace di digerire la mollica del pane. Il nome deriva da quello della
ghërsa, il classico pane piemontese, di forma allungata. La forma di grissino
più antica e tradizionale è indubbiamente il robatà che in piemontese significa
"caduto", di lunghezza variabile dai 40 agli 80 cm, facilmente
riconoscibile per la caratteristica nodosità, dovuta alla lavorazione a mano.
Al momento della realizzazione dell’Obelisco di piazza Savoia nel 1853,
dedicato al ministro Siccardi, fu creata una nicchia al di sotto delle
fondamenta dell’obelisco stesso, all’interno della quale furono seppelliti i
“simboli positivi” di Torino, da tramandare ai posteri: alcune copie de “La
Gazzetta del Popolo”, una copia delle Leggi Siccardi, promulgate nel 1850, una
bottiglia di Barbera e… un pacco di grissini!
Genova è una ragnatela fitta di storie, di ricordi, di suoni e di sapori... è come un gatto diffidente pronto ad allontanarsi e a fuggire. Cammineremo nei carugi delle trattorie più tipiche, fra sacchi di cannella e canzoni di cantautori genovesi. Sapori: la focaccia, le farinate, il pesto, il Pigato e lo Sciacchetrà delle Cinque Terre, il minestrone, lo stoccafisso, le acciughe ripiene, la trippa in umido o il coniglio alla ligure…
Obiettivi specifici: conoscere i principali elementi storico-artistici
Attività: Visita “escursionistica” alla città e ad alcuni musei
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Il pesto
Il
basilico è solo quello genovese. E il basilico genovese è quello di Pra' . Non
si sa bene il motivo, il segreto, la formula magica, il mistero. E’ una
questione di terra dove la piantina cresce. Suona come una poesia. La terra di
Genova. È diversa da tutte le altre, e quella di Pra' è la migliore. Guardate
il colore, accarezzate piano la foglia, annusate il profumo del basilico. Del
basilico genovese. Perché il basilico prende dappertutto il sapore della menta,
tranne a Genova. Tranne a Pra'. Se si vuol fare il pesto, ci vuole quel
basilico. Perché il pesto vero è quello del mortaio. Con un trionfo di oli essenziali,
con un colore verde intenso che alla fine te ne basta un cucchiaio per condire,
mentre con “l’altro pesto" ce ne vogliono tre. Il cibo merita rispetto: è
cultura, è storia. La storia della tua gente. È una questione di terra, di
minerali. Forse di poesia.
L'origine del Lago Maggiore è in parte glaciale, ma è accertato che l'escavazione glaciale è avvenuta su una preesistente valle fluviale, il profilo del lago ha infatti la tipica forma a V delle valli fluviali. Come materiale da costruzione è stato molto utilizzato in passato il granito rosa di Baveno. Sono peraltro conosciuti gli usi costruttivi antichi della pietra d'Angera, mentre le cave di calcare di Caldè fornirono per lunghissimi secoli la materia prima per la calce con cui vennero innalzati edifici di Lombardia e Piemonte, complice la facilità di trasporto tramite barca, prima sul lago, indi sui navigli milanesi.
Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-artistici-naturalistici
Attività: itinerari lungo le sponde
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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I Borromeo
Originari di San Miniato in Toscana, i Borromeo furono costretti a lasciare l'Italia centrale attorno al 1370 per Milano in seguito alla messa al bando della Famiglia e alla condanna a morte di Filippo che nel 1367 aveva capeggiato la sollevazione della città contro Firenze. Fu Vitaliano I (1391ca. -1449) il fondatore della duratura fortuna dei Borromeo in Lombardia. A lui i primi acquisti nell'alto novarese intorno al Lago Maggiore (1439/1447) che costituiranno il primo nucleo di quello che diventerà lo Stato Borromeo. Sarà poi con Vitaliano VI dal 1650 che si diede avvio alla costruzione del palazzo e dei giardini dell’Isola Bella di cui è considerato a giusto titolo il vero creatore. Alla sua morte l’immenso cantiere non era ancora concluso, ma nell’insieme l’Isola aveva assunto l’aspetto che ancora oggi conserva. Oggi il prevalere degli interessi culturali su quelli politici contraddistingue la storia della Famiglia, impegnata con una sensibilità poco comune nella conservazione e nella promozione dell'ingente patrimonio storico artistico e botanico delle isole e della Rocca di Angera.
Cosa c’è da vedere lungo le sponde del Lago
Stresa… la regina del Lago Maggiore
Rocca Borromea di Angera… un incredibile edificio risultato di cinque diversi corpi di fabbrica, costruiti tra l’XI e il XVII secolo
Eremo di Santa Caterina del Sasso… monastero che sorge a strapiombo sulla sponda orientale del Lago Maggiore
Isole Borromee… Isola Bella… con elegante palazzo barocco costruito tra il XVII ed il XIX secolo, con bellissimi saloni ricchi di arazzi, dipinti, mobili e molto altro. Isola Madre e il Palazzo Borromeo… costruito nel 1500 Isola dei Pescatori… abitata durante tutto l’anno. Borgo con una piazzetta racchiusa da vicoli stretti
Villa Taranto… Il giardino è una vera e propria opera d’arte con migliaia di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo.
Giardino Alpinia… uno dei parchi botanici più grandi delle Alpi.
Arona e il Colosso di San Carlo Borromeo… una imponente statua di ben 35 metri di altezza, il Sancarlone
Il lago di Como è il terzo lago italiano per estensione, dopo il lago di Garda e il lago Maggiore, ed è il più profondo (410 metri). Il lago dalla caratteristica forma ad Y rovesciata, si snoda in tre rami: di Como a sud ovest, di Lecco a sud est e di Colico a nord. Dalle sue sponde si godono molteplici e affascinanti vedute: suggestivi borghi, splendide ville e rigogliosi giardini. Il lago è stato meta di villeggiatura della nobiltà lombarda già a partire dal XVI secolo; a Como si trova il Museo didattico della Seta in cui è possibile ripercorrere le testimonianze della tradizione produttiva tessile comasca.
Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-artistici-naturalistici
Attività: itinerari lungo le sponde del lago
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Il Romanico
La straordinaria presenza di chiese, conventi, monasteri, abbazie, antiche cappelle, fanno del Lago di Como un territorio ricco di storia, arte e spiritualità. Gli edifici romanici, inseriti in un ambiente suggestivo testimoniano la capacità dell'uomo medievale di esprimere una piena armonia tra architettura e natura, creando luoghi di grande bellezza. Il tema del Romanico rappresenta infatti un filo rosso che conduce il visitatore attraverso i diversi contesti naturalistici e paesaggistici alla scoperta di straordinarie testimonianze architettoniche e archeologiche, risalenti ai primi secoli dell’era cristiana. Lungo la riva lecchese del Lago sono presenti diversi monumenti del romanico tra cui la Chiesetta di S. Giorgio a Mandello del Lario, posta su uno sperone roccioso a picco sul lago e infine la superba Abbazia di S. Nicolò a Piona, il cui antico nucleo risale all’età longobarda.
Cosa c’è da vedere sul Lago di Como
Duomo di Como… uno dei monumenti più belli dell’Italia del nord
Chiesa di Sant'Abbondio a Como… un magnifico esempio dell’architettura romanica lombarda
Palazzo Broletto a Como… costruito nel 1215 per volontà del podestà Bonardo da Cadazzo
Tempio Voltiano a Como...eretto sul Lungolago celebra la figura e l’opera del grande fisico comasco Alessandro Volta
Funicolare Como-Brunate...inaugurata nel 1894, la funicolare Como – Brunate collega il capoluogo al “balcone” lariano
Lecco… i luoghi dei Promessi Sposi
Bellagio... “perla del Lago di Como” sorge romanticamente sulla punta del promontorio che divide il lago nei due rami
Cernobbio… deve il suo nome alla presenza di un antico convento cluniacense (Coenobium) edificato intorno all’anno mille
Isola Comacina... dove storia, natura, arte e archeologia si intrecciano in un piccolo frammento di terra quasi disabitato
Il Romanico, chiese ed abbazie...SS Nazaro e Celso a Bellano, San Nicolò a Piona, San Giorgio a Mandello, San Giorgio a Varenna, Santa Maria del Tiglio a Gravedona e altro...
Memoria e tradizione non hanno intrappolato la città. Basta passeggiare tra i loggiati e il cortile delle Magnolie dell’Università fondata nel 1361 dall’Imperatore Carlo IV, tra le più antiche d’Italia, per respirare insieme storia, scienza e avanguardia. In città, si passa volentieri alla scoperta dei Musei Civici all’interno del Castello Visconteo, e del Ponte della Libertà. L’Arca gotica del ‘300 dove riposa Sant’Agostino è conservata in San Pietro in Ciel d’Oro. Il Barbarossa fu invece incoronato all’interno della Basilica di San Michele Maggiore.
Obiettivi specifici: conoscere elementi storico-artistici della città
Attività: Visita “escursionistica” alla città
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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La nascita di Ticinum
Pavia, seconda la leggenda, venne fondata da una tribu' nomade che passando sulle pianure bagnate dal Ticino decise di fermarsi nel punto in cui una colomba, liberata dalla figlia, si sarebbe posata. La colomba spiccò il suo volo e si fermò poco distante su di una grossa quercia, sotto la quale la tribu' nomade si fermò per creare il primo insediamento. Comunque, se il cielo di Pavia è così spesso attraversato da colombi, c'è la sua ragione: la colomba è alle origini della sua storia, è la sua mitologia.
La città del design e delle nuove tecnologie, dell'arte e della moda...quindi non solo economia e business a Milano ma anche creatività e inventiva. È sufficiente soffermarsi un attimo di fronte all' Ultima Cena, trascorrere qualche ora nella Pinacoteca di Brera e nel Museo di Storia Naturale, farsi trascinare dagli scenari del Castello Sforzesco o lasciarsi coinvolgere dagli eventi musicali alla Scala per cogliere le idee che ispirarono artisti e letterati, scienziati e musicisti.
Obiettivi specifici: conoscere i principali elementi storico-artistici della città
Attività: visita “escursionistica” alla città e ad alcuni musei
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Il pan del Toni
La sua origine è lombarda. Siamo nella Milano degli Sforza. Secondo una leggenda il creatore del panettone fu Ughetto, figlio del condottiero degli Atellani, innamorato di Adalgisa, figlia del fornaio Toni. Il cavaliere voleva a tutti i costi conquistare il cuore della ragazza tanto da farsi assumere come garzone al forno e fu proprio lì che inventò la ricetta del panettone. Infatti, per conquistare la fiducia del padrone, vendendo due falchi comprò farina bianca finissima, burro, uova, uvetta (‘ughet” in milanese) e cedro, impastò il tutto e fece del “pane” che andò a ruba, tanto che la situazione del forno migliorò e Adalgisa sposò il suo Ughetto. Nasce così il Pan de Toni.
Agli stretti vicoli medievali e all’antica Torre Civica che da 360 anni segna le 22 con cento rintocchi, rispondono imponenti e ariosi, in Piazza Vecchia, il Palazzo della Ragione e Palazzo Nuovo, e. La città si apre al nuovo nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, GAMeC. Opere di Botticelli, Raffaello e Tiziano sono conservate all’interno dell’Accademia Carrara, in un palazzo in stile neoclassico in Città Bassa. Donizetti nacque, nel 1797, in un edificio fuori le mura diventato Casa Museo.
Obiettivi specifici: conoscere i principali elementi storico-artistici della città
Attività: visita “escursionistica” alla città
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Il Drago Tarantasio
La storia di questo drago si rincorre da una chiesa
all'altra della provincia lombarda, tanto che per verificarne l'attendibilità
sono state anche fatte delle ricerche scientifiche! In particolare, la
storia ci narra che questo enorme drago Tarantasio, viveva nel lago
Gerundio, uno specchio d'acqua molto paludoso che copriva tutta la pianura
bergamasca arrivando addirittura fino a Milano! Il grande animale infatti,
oltre a cibarsi della fauna locale e dei pesci del lago/palude, ogni tanto
aggiungeva alla sua dieta anche qualche contadino o pescatore, seminando
quindi il terrore nella popolazione locale. A "fargli la festa",
secondo una versione della leggenda (perché abbiamo due finali della storia)
sarebbe stato niente di meno che San Giorgio in persona! Il Santo inglese,
uccise infatti Tarantasio con la sua lancia, e per ringraziarlo i bergamaschi
fecero erigere la Chiesa di San Giorgio e le Principesse ad Almenno San
Bartolomeo (1171). L'altra versione della leggenda, ci racconta invece
che lo stermina draghi altro non fosse che uno dei capostipiti della
Famiglia Visconti, i quali hanno poi conservato nel loro stemma di famiglia il
ricordo delle gesta eroiche del loro avo.
…la Leonessa d’Italia
Dall'aspetto mosso del terreno su cui sorge Brescia, nasce il suo nome: Brixia ha origine da "brg, brig, brik”, termine celtico o ligure, o forse più antico, che indica luoghi elevati, alture. Il primo insediamento testimoniato, risalente alla tarda età del bronzo (1200 a.C.), è ubicato sul colle Cidneo, così chiamato dal mitico Cidno, re dei Liguri, che lo fortificò. Divenne poi notevole centro come capoluogo dei Galli Cenomani, ma la sua storia come centro urbano organizzato inizia con l'occupazione e poi l'alleanza romana: nell'89 a.C. Brixia ottiene il "diritto latino" e nel 49 a.C. la piena cittadinanza romana; ma solo nel 27 a.C. si completa la pacifica romanizzazione della città, quando Ottaviano la eleva al rango di Colonia Civica Augusta, unica nell’Italia settentrionale.
Obiettivi specifici: conoscere storia e dintorni della città
Attività: visita alla città e a Montisola
Alloggio: albergo situato a Brescia o dintorni
Durata: da un giorno in su
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Niccolò Tartaglia
Il 12 febbraio 1512 Gastone di Foix, nipote di Luigi XII e grande capitano nella campagna d'Italia, entrò in Brescia, segnando il destino della città. Accorso in aiuto dei francesi, che erano stati scacciati dai bresciani, lanciò i suoi uomini al saccheggio, causando la morte di molti cittadini, tra cui donne e bambini inermi. Tra la folla impaurita che scappava per le strade, vi era anche un fanciullo di nome Niccolò, che assieme alla sua mamma cercò riparo e salvezza nel Duomo Vecchio. Il piccolo, nella fuga, venne colpito ben cinque volte, tra cui anche alle labbra, ma riuscì fortunatamente a salvarsi. Il suo nome era Niccolò Fontana e divenne un grande matematico, ma, poiché la ferita al labbro l'aveva reso balbuziente, venne chiamato Niccolò Tartaglia
Cremona ebbe sin dall'epoca romana un'importanza rilevante nella storia e nella cultura italiana. La sua posizione centrale nella pianura padana e la presenza del grande fiume le ha permesso di essere un nodo focale dei traffici commerciali ed economici. Come sempre accadeva nel passato, le città importanti dal punto di vista economico divenivano presto luogo ideale per lo sviluppo delle arti e della cultura. È così che Cremona, ricca di importanti opere artistiche, divenne una vera e propria capitale culturale sia in campo artistico che musicale...
Obiettivi specifici: conoscere elementi storico-artistici della città
Attività: Visita “escursionistica” alla città e ai borghi dei dintorni
Alloggio: albergo
Durata: da
un giorno in su
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Il violino
Cremona
è la capitale mondiale della liuteria, l’antica arte di costruzione del violino
e degli altri strumenti a corda, e fra tutti gli strumenti musicali, il violino
è quello che più sa toccare le corde dei sentimenti e suscitare
emozioni. Oltre duecento botteghe liutaie continuano ancora oggi la
tradizione, che fu di notissimi liutai cremonesi, come Antonio Stradivari, gli
Amati e i Guarneri, mentre una prestigiosa Scuola internazionale di liuteria
accoglie e forma ogni anno studenti provenienti da ogni parte del
mondo. Tutto in città parla di violino e di musica. A suggellare questa
straordinaria vocazione della città, è recente l'apertura del Museo del
Violino, una struttura tecnologicamente all’avanguardia.
Situata al centro della pianura padana, Mantova è stata fin dalle sue origini circondata dalle acque. I suoi primi insediamenti si svilupparono, probabilmente, già ai tempi degli Etruschi. Furono i Gonzaga, a partire dal XIV secolo, che diedero un forte impulso culturale e artistico alla città, delineandone l’attuale struttura urbanistica e architettonica.
Obiettivi specifici: conoscere gli aspetti naturali dell’ambiente fluviale, conoscere i principali elementi storico-artistici
Attività: escursione in battello lungo il fiume, visita alla città, visita a Palazzo Ducale.
Alloggio: albergo situato a Mantova o dintorni
Durata: da
un giorno in su
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La “Famiglia dei Gobboni”
I
Corradi da Gonzaga furono una delle più splendide e più longeve
famiglie del Rinascimento italiano. Originari di Gonzaga, i Corradi (che ben
presto utilizzarono come appellativo il solo toponimo di provenienza) erano
grandi proprietari terrieri. L'occasione di impadronirsi del potere a Mantova
si presentò nel 1328 quando, stanchi dei soprusi di Passerino Bonacolsi ed
intuendo che il momento era propizio, all'alba del 16 agosto realizzarono un
vero colpo di Stato, immortalato nella celebre tela di Domenico Morone
conservata in Palazzo Ducale. Il tentativo venne appoggiato dagli Scaligeri,
bramosi di impossessarsi di Mantova, ma l'accortezza di Luigi Gonzaga, "il
capostipite" evitò qualsiasi espansione del potere veronese a discapito
della città virgiliana. La famiglia Gonzaga si distinse per i suoi rappresentanti,
sempre figure straordinariamente intriganti, tanto come esempi di massimo
splendore civile e intellettuale, quanto come campioni di assoluta negligenza e
vita dissoluta. I Gonzaga avevano un segno distintivo...la gobba. Da qui viene
la famosa canzoncina...
Verona, grazie alla ricchezza di reperti romani sparsi sul suo territorio, permette come poche città in Italia, di ripercorrere tutte le fasi della storia romana. Le origini e l'espansione di Roma, i fasti dell'Impero, fino alla decadenza e le prime invasioni barbariche, gli aspetti logistici, la vita di tutti i giorni, quella religiosa, politica, economica sono presenti in tutta Verona. Ma Verona vuol dire anche medioevo, rinascimento...
Obiettivi specifici: conoscere la storia della città
Attività: escursione per la città
Alloggio: albergo sul Lago di Garda o dintorni
Durata: da un giorno in su
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Montechi e Capuleti
La
famiglia di Romeo, i Montecchi, potrebbe essere ricondotta alla casata ghibellina
dei Monticoli presente a Verona all’epoca di Bartolomeo I della Scala, signore
di città nell’anno in cui la tragedia viene ambientata (1302). Nell’opera di
Shakespeare il signore di Verona si chiama “Escalo” che potrebbe richiamare il
cognome “Della Scala” dei famosi signori della città.
La famiglia dei Capuleti o Cappelletti, di Giulietta potrebbe essere riconosciuta nella casata guelfa dei Dal Cappello che la storia vuole proprietari dell’edificio oggi Casa di Giulietta. Nella chiave di volta del portone d’entrata della casa, rivolto verso via Cappello, è ancora ben visibile il rilievo di un cappello con tipiche fattezze medievali. Si pensa che questo dovesse essere lo stemma della famiglia dei Dal Cappello. Queste due famiglie sarebbero state acerrime nemiche, sia per l’appartenenza a fazioni politiche diverse, sia perché i Dal Cappello erano legati ai conti di San Bonifacio effettivamente in lotta con i Monticoli. Sempre in quest’ottica è doveroso menzionare la terzina del Purgatorio di Dante (VI, 103), che soggiornò a Verona al tempo di Bartolomeo I della Scala che così scrive rivolgendosi a Sordello da Goito: “Vieni a vedere Montecchi e Cappelletti,/Monaldi e Filippeschi, uom senza cura:/Color già tristi e costoro con sospetti”, dove Monaldi e Filippeschi sono due famiglie in lotta della città di Orvieto realmente esistite...
Lungo le strade della Provincia di Vicenza, qualche volta invisibili all'affrettato viaggiatore, vi sono numerosi edifici che testimoniano i tempi passati in cui l'abitare e il trascorrere le ore in casa e in campagna procurava gioia intensa: le Ville Vicentine. Alcune di uno splendore incomparabile, altre di modesta fattura, alcune superbamente ricomposte nella loro originale bellezza, altre cadenti con i segni del tempo e del degrado. Andrea Palladio ha lasciato il segno indubbiamente prestigioso di un'epoca irripetibile in cui la munificenza di alcune grandi famiglie si è incontrata con la capacità tecnica di umili artigiani il cui lavoro, accomunato al genio del grande architetto, ha consegnato all'ammirazione dei contemporanei e dei posteri uno dei più mirabili esempi di genialità umana.
Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-artistici
della città
Attività: itinerari in città Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Vicentini “magnagati”
"Venexiani gran signori, padovani gran dotori, visentini magna gati, veronesi tuti mati, trevisani pan e tripe, rovigoti baco e pipe. E belun?Ti belun, non ti vol nesun".“
Questa antica e popolarissima filastrocca ha segnato per sempre la nomea dei vicentini nel mondo, ma perchè siamo considerati "magnagati"? L'origine è incerta e viene fatta risalire al 1698 quando una pestilenza aveva colpito la città. Per debellare l'invasione dei topi Venezia intervenne inviando un esercito di gatti, liberando così la città. La leggenda vuole che qualche cuoco approfittò della presenza dei felini per arricchire il proprio ricettario, anche perchè con la peste andava a braccetto la carestia. Un'altra ipotesi dell''800 vuole che il detto abbia invece un'origine fonetica: la frase "hai mangiato" nell'antico dialetto vicentino si traduceva con "gatu magnà" e i veneziani usavano dare soprannomi con la desineza "magna": magnamaroni, magnamocoli, magnacarta fino a magnamerda. Ai berici sarebbe toccato "magnagati" non tanto per le preferenze in cucina bensì per la diffusa presenza nelle case e nelle strade dei piccoli felini, molto amati. Infine l'antica famiglia vicentina dei Barbarano che già dal 1200 erano detti "Gati" o "Goti" forse in memoria dell'origine barbarica della stirpe.“
Cosa ha in comune Galileo Galilei con Giotto e il pittore lombardo Giusto dei Menabuoi con Aristotele e Tolomeo? E come, gli affreschi che rivestono interamente il Palazzo della Ragione di Padova riflettono le teorie astrologiche di un uomo condannato a morte dal tribunale dell’Inquisizione? Lo scopriremo passeggiando per Padova, una delle città più misteriose ed affascinanti d’Italia con uno sguardo rivolto al passato ed uno ai moderni “riti” che animano la città: come lo shopping nei vivaci mercati cittadini o l’irrinunciabile aperitivo in piazza delle Erbe.
Obiettivi specifici: conoscere la storia della città
Attività: escursione per la città
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Le “due gate” e i “tre senza”
La Gatta di Sant'Andrea, sorge su una colonna antistante alla relativa chiesa, ed è costituita da una statua piuttosto rozza. Originariamente era un Leone di San Marco, abbattuto nel 1797 dai francesi all'indomani della caduta della Serenissima. Venne ricostruito - nell'attuale incompiuta forma - dallo scultore Felice Chiereghin, in seguito alla restaurazione sancita dal Congresso di Vienna. Il bastione della Gatta, in corrispondenza dei Giardini della rotonda, ci riporta all'assedio di Padova da parte degli imperiali di Massimiliano I d'Asburgo, avvenuto nel 1509. Gli attaccanti - che si giovavano di una macchina d'assedio denominata “gatto” erano quasi riusciti a penetrare in quel punto la seconda cinta delle mura tuttora visibili, ma furono arrestati dall'ingegno di Citolo da Perugia, capitano di ventura che minò il varco appena in tempo. Per dileggio, i difensori issarono una gatta su una picca, sfidando i nemici a venirsela a prendere.
Padova
è nota per essere la città dei "tre senza"… "Santo senza
nome", perché Sant'Antonio, di cui è tradizionalmente popolare la
devozione, è comunemente chiamato "il Santo" per antonomasia, con
speciale riferimento alla Basilica omonima; "Caffé senza porte", perché
il Caffè Pedrocchi, storico locale cittadino, anticamente era aperto ad ogni
ora del giorno; "Prato senza erba", perché il Prato della
Valle, spettacolare "piazza", la più grande d'Europa secondo alcuni,
era in realtà fino alla fine del XVIII secolo, una superficie paludosa dove
si svolgeva la famosa "Fiera del Santo", trasformata in Fiera
Campionaria nel 1919.
Gli itinerari proposti vanno alla scoperta di una Venezia lontana dai turisti, piena di disegni, di fantasia, di consigli pratici attraverso capolavori nascosti da scoprire, campielli sconosciuti, pietre ricche di storia, fiabe e leggende da conoscere… Venezia appartata, magica, nascosta al turismo di massa… la Venezia di Corto Maltese e dei veneziani da gustare con lo stato d’animo giusto… Andremo alla scoperta della città e dei suoi angoli più nascosti (nel vero senso del termine) mettendo in funzioni i vostri sensi: l’olfatto per sentire la “puzza” e gli odori di Venezia, il tatto per sentire con mano le pietre che la compongono, la vista per godere di paesaggi unici al mondo, l’udito per ascoltare i mille rumori di una città non monopolizzata dalle auto, il gusto per assaggiare le specialità della laguna…
Obiettivi specifici: conoscere i principali fattori ambientali e antropici che regolano il delicato equilibrio della città lagunare; scoprire il fascino di vivere in una città senz’auto
Attività: itinerari “segreti” in città , visita alle isole, caccia al tesoro in Piazza San Marco, caccia all’assassino a Palazzo Ducale e altro su richiesta...
Alloggio: albergo a Venezia o Mestre/Marghera
Durata: da un giorno un su
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Venezia
Venezia nei suoi aspetti più nascosti: un itinerario pieno di disegni, fantasia e capolavori da scoprire, cortili e pietre ricche di storia, fiabe e leggende da conoscere, ma anche di osterie, ristoranti e posti giusti per bere, mangiare o, semplicemente, gustare un’atmosfera o uno stato d’animo. Corto Maltese è un personaggio creato da Hugo Pratt, veneziano che non ha mai fatto mistero di considerare Venezia il centro del mondo...cercheremo le sue tracce.
Venezia….onde
paciose e mattoni come facce. Terra sonnambula, paese dei balocchi in attesa.
Penombre come polipi e mare enigmistico, occhi che sanno parlare e calli che
sanno nascondere, gabbiani che fanno da sentinella ad un destino fatto di brusii e trasparenze.
Fondata lungo un'ansa del fiume Adige, Trento si trova in un punto di convergenza tra le vie di comunicazione che conducono dal Brennero alle Dolomiti, dal Lago di Garda a Venezia. La sua centralità geografica ha fatto sì che diventasse il centro politico, economico e culturale della provincia. Destinata ad essere cerniera tra il mondo germanico e mondo latino, conserva nei monumenti e nelle sue antiche tradizioni la sua storia, in una cornice naturale di incomparabile bellezza che la rende la città con uno dei più alti livelli di qualità della vita d'Italia.
Obiettivi specifici: conoscere Trento e dintorni
Attività: visita a MUSE e alla città di Trento e Rovereto
Alloggio: albergo a Riva del Garda o dintorni
Durata: da due giorni in su
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Il Concilio di Trento
Nessun
avvenimento storico ha segnato tanto profondamente l'identità civica di Trento
quanto il XIX Concilio Ecumenico, indetto dalla Chiesa di Roma il 13 dicembre
1545 e conclusosi solennemente, dopo due interruzioni e alterne vicende, il 4 dicembre
1563. Trento era stata scelta come sede conciliare già nella bolla di indizione
del 1542, quando papa Paolo III la definì “sito comodo, libero e a tutte le
Nazioni opportuno”. La sua posizione geografica la rendeva infatti un ideale
ponte tra l'Italia e il mondo tedesco, mentre il suo peculiare statuto politico
– una città governata da un vescovo vassallo dell'imperatore – offriva garanzie
sia al Papato sia all'Impero. La straordinaria assise, che negli auspici doveva
tentare di riconciliare le Chiese riformate di Germania con la Santa Sede, si
concluse, in questo senso, con un nulla di fatto, ma condusse a una profonda
riforma interna della Chiesa cattolica. Per almeno due secoli i decreti
tridentini esercitarono un'influenza decisiva non solo sulla vita religiosa, ma
anche sulla cultura e su molti aspetti del vivere civile dell'Europa cattolica.
Cardinali, vescovi, generali di ordini, teologi e ambasciatori, spesso
accompagnati da folto seguito, furono ospitati nei principali palazzi, nei
conventi e nelle locande.
Obiettivi specifici: conoscere una regione carica di storia
Attività: visita a Trieste e ad altri luoghi storico-naturalistici della zona
Alloggio: albergo a Grado o dintorni
Durata: da due giorni in su
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La “bora”
Probabilmente
i triestini DOC vi diranno che la vera essenza la trovate soltanto in una
fredda giornata invernale, con temperature rigide e forte bora, oppure che
nulla è più bello del Carso in autunno, tinto di rosso. Un antico detto dei
vecchi della Venezia Giulia, soprattutto fiumani e triestini, recita: "la
Bora nasce a Segna, si sposa a Fiume e muore a Trieste". Un altro detto
tipicamente triestino dice: "la Bora nassi in Dalmazia, la se scadena a
Trieste e la mori a Venessia" (la bora "vive" 3 giorni, il primo
giorno nasce in Dalmazia, il secondo giorno raggiunge il massimo a Trieste, il
terzo giorno finisce a Venezia).
Ravenna è uno scrigno d’arte, di storia e di cultura di prima grandezza. Fra V e VIII secolo fu tre volte capitale e la magnificenza di quel periodo ha lasciato rilevanti testimonianze giunte fino a noi. Ravenna è la città del mosaico: quest’arte non ha avuto origine qui, ma qui ha trovato la sua più alta espressione in una commistione di simbolismo e realismo, di influenze romane e bizantine ed ancora oggi questo antico sapere delle mani rivive nelle scuole e nelle botteghe.
Obiettivi specifici: conoscere gli aspetti storico-artistici della città e l’ambiente del Parco
Attività: itinerari in città
Alloggio: albergo presso i Lidi Estensi
Durata: da due giorni in su
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Cultura bizantina: Ravenna…
La
preziosa Ravenna incastonata con i suoi mosaici in una cornice di verde, oggi
come nei secoli passati, si distende sulla costa dell’Adriatico offrendo la visione
di città attiva e, al contempo, carica di gloriosa storia. La città, fin
dall’età di Augusto, era il nucleo urbano del potente porto militare di Classe.
Nel 402 assurge a capitale dell’impero romano d’occidente; con Teodorico era
stata la base più importante dell’impero romano di oriente dell’epoca
bizantina, e lo rimase fino al 751. Il vento bizantino portò sulle coste
adriatiche la sua magnificenza e Ravenna raggiunse il periodo di massimo
splendore nel V – VI secolo: nel 540 divenne la capitale dell’Esarcato.
Ferrara è stata un importante centro medioevale e una delle corti più sfarzose del Rinascimento. Nasce di qui la sua fisionomia del tutto particolare: dalla somma, armoniosa e inimitabile, dell'intrigo di strade ombrose e irregolari dei suoi quartieri medievali e degli spazi ariosi, luminosi e geometrici, dell'età rinascimentale. Gli uni e gli altri costellati di splendidi palazzi, case, chiese, piazze, strade, giardini e di opere d'arte conservate nei suoi innumerevoli musei, che costituiscono una delle sue maggiori attrattive.
Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-arrtistici della città e l’ambiente del Parco
Attività: itinerari in città
Alloggio: albergo presso i Lidi di Comacchio
Durata: da due giorni in su
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Cultura estense: Ferrara…
“Donna del Po” la definì Torquato Tasso: Ferrara la città senza tempo collocata in una dimensione metafisica, fin dalle origini lega le sue alterne vicende di miseria e splendore alle mutevoli condizioni ambientali, di cui l’acqua è elemento principale. Una città anfibia, sorta fra lande e specchi d’acqua, immersa nelle nebbie. Per una particolarissima alchimia di eventi, i ricchi patriziati con le loro guerre palesi o intestine, nonché l’illuminata politica di espansione e talvolta di contrazione - legata per lo più a dinamiche composite nello scacchiere italico ed europeo - portano lo sparuto borgo di capanne poste sul Po, a strutturarsi in una città ricca di splendore. La bella e nobile Ferrara che i Duchi d’Este faranno assurgere a magnifica testimonianza del Rinascimento.
Fino al 1513 il territorio del Ducato di Parma fu parte del ducato di Milano sotto gli Sforza, quindi passò sotto la Francia. Nel 1512 Massimiliano Sforza riottenne il governo di Milano, ma lo Stato Pontificio annetté i territori a sud del Po. Nel 1545 il Papa Pio III° creò il Ducato di Parma e Piacenza per destinarlo a suo figlio Pier Luigi. Il Ducato durò oltre tre secoli, passando poi dai Farnese ai Borbone.
Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-artistici nonché di costume della città e dei dintorni
Attività: itinerari in città , visita a stabilimenti alimentari, castelli, luoghi verdiani
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Il Parmigiano Reggiano
Le
origini del Parmigiano Reggiano risalgono al Medioevo e vengono generalmente
collocate attorno al XII secolo. Presso i monasteri benedettini e cistercensi
di Parma di Reggio Emilia comparvero i primi caselli: grazie all’abbondanza di
corsi d’acqua e di ampi pascoli, ben presto in questa zona dell’Emilia, si diffuse
la produzione di un formaggio a pasta dura, ottenuto attraverso la lavorazione
del latte in ampie caldaie. Il Parmigiano Reggiano si fa oggi con gli stessi
ingredienti di nove secoli fa, negli stessi luoghi, con gli stessi sapienti
gesti rituali. I maestri casari, oggi come una volta, continuano a produrre
questo formaggio con il latte pregiato della zona di origine, caglio naturale,
sale e nessun additivo, in modo artigianale e con la stessa passione e lealtà.
La Dotta, la Rossa, la Grassa...questi gli appellativi con cui si suole definire la città, derivanti dall'antica Università, dalla Cucina e dal Colore dei mattoni con cui sono costruiti i suoi palazzi. Bologna città dei Portici: solo nel centro storico se ne contano 38 Km. Come nascono i portici a Bologna…nel tardo medioevo il forte incremento della popolazione rese necessaria la costruzione di altre unità abitative e si provvide a ciò ampliando i piani superiori delle case esistenti con asporti retti dal prolungamento delle travi portanti e da mensole dette «beccadelli». Ampliando successivamente detti asporti i «beccadelli» non erano più in grado di reggere l'aumento di carico e si rese necessario scaricare a terra il sovrappeso tramite colonne in rovere .
Obiettivi specifici: conoscere i principali aspetti storico-artistici nonché di costume della città
Attività: itinerari in città, visita a Musei e luoghi dei cantautori bolognesi
Alloggio: albergo
Durata: da un giorno in su
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Piazza Grande
Santi
che pagano il mio pranzo non ce n'è / sulle panchine in Piazza Grande, ma
quando ho fame di mercanti come me qui non ce n'è. /Dormo sull'erba e ho molti
amici intorno a me, / gli innamorati in Piazza Grande, dei loro guai dei loro
amori tutto so, sbagliati e no. / A modo mio avrei bisogno di carezze anch'io.
/ A modo mio avrei bisogno di sognare anch'io. / Una famiglia vera e propria
non ce l'ho / e la mia casa è Piazza Grande, a chi mi crede prendo amore e
amore do, quanto ne ho. / Con me di
donne generose non ce n'è, / rubo l'amore in Piazza Grande, e meno male che briganti come me qui non ce n'è. / A modo mio avrei bisogno di carezze
anch'io. / Avrei bisogno di pregare Dio.
Ma la mia vita non la cambierò mai mai,
/a modo mio quel che sono l'ho voluto io/ Lenzuola bianche per coprirci
non ne ho / sotto le stelle in Piazza Grande,
e se la vita non ha sogni io li ho e te li do. / E se non ci sarà più gente come me / voglio
morire in Piazza Grande, / tra i gatti che non han padrone come me attorno a me.